Dal Recovery alla PAC, le istanze dell’agricoltura al nuovo Governo

Dal Recovery alla PAC, le istanze dell’agricoltura al nuovo Governo

Una serie di richieste sono state portate avanti da Agrinsieme (il coordinamento di Confagricoltura, CIA, Copagri e Alleanza delle cooperative italiane – agroalimentare) e Coldiretti in una serie di audizioni alla Camera e al Senato per far si che il Recovery Plan chiarisca tempi e governance dei progetti e che una riforma della Pubblica Amministrazione assicuri il successo del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Non solo, le istanze del mondo dell’agricoltura rendono evidente il nesso esistente tra il Recovery Plan e il Piano strategico PAC dell’Italia, due strumenti che dovranno operare in sinergia per assicurare finanziamenti e investimenti adeguati al settore.

In gioco ci sono le sfide globali della sicurezza alimentare e della sostenibilità e il superamento di tutta una serie di problemi che il paese non può più rimandare, dal collegamento delle aree rurali con i maggiori nodi logistici al contrasto del dissesto idrogeologico, dal decollo dell’Agricoltura 4.0 all’accesso al credito per gli imprenditori agricoli.

Problemi da affrontare con risorse adeguate, anzitutto aumentando la dotazione per l’agricoltura nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Alla luce dei tagli operati alla PAC, secondo le organizzazioni agricole, i 2,8 miliardi che l’ultima bozza del PNRR riserva al settore non sono sufficienti.

In audizione in commissione Agricoltura alla Camera, le organizzazioni di rappresentanza degli agricoltori hanno riportato i rilievi già espressi nel confronto con il Governo prima delle dimissioni del presidente Conte.

A livello macro, le obiezioni sono sostanzialmente tre. La prima ricalca la critica mossa da più parti a livello UE e nazionale circa l’eccessiva vaghezza del Piano. Il PNRR infatti si presenta ancora in una versione per titoli ed è necessario che l’allocazione delle risorse venga meglio specificata, come sollecitato anche dalla Commissione europea.

La seconda riguarda le risorse destinate all’agricoltura. Dal momento che il taglio di oltre il 10% delle risorse della Politica agricola comune nel Quadro finanziario pluriennale 2021-27 ha contribuito a costruire la dotazione finanziaria del budget di Next Generation EU, gli agricoltori si aspettano il ripristino di quei fondi nel PNRR.

Il contributo degli agricoltori europei al Recovery è pari a circa 35 miliardi di euro e nel caso dell’Italia vale circa 3,5 miliardi. Le risorse destinate all’agricoltura dovrebbero quindi crescere di un altro miliardo rispetto agli attuali 2,5 miliardi di euro.

Infine, per il successo del Piano c’è bisogno di un’amministrazione pubblica riformata ed efficiente. Il PNRR deve chiarire quale sarà la governance e indicare il cronoprogramma per la realizzazione delle azioni.

Il tema della sovranità alimentare e della riduzione della dipendenza dall’estero, che porta con sé anche investimenti per la crescita sostenibile delle filiere, la sicurezza alimentare e il diritto al cibo e la necessità di investimenti per la digitalizzazione del settore, assicurando l’accesso alla banda larga nelle aree rurali e sostenendo la diffusione dell’agricoltura di precisione sono tra gli altri punti di puntuale azione che sono stati richiesti, comprendendo anche l’istituzione di un’autorità di gestione del territorio centralizzata, presso la Presidenza del Consiglio, che superi l’attuale assetto basato su una molteplicità di soggetti diversi che agiscono in maniera non coordinata tra loro.